Un po’ di chiarezza sulle figure professionali e paradigmi teorici.
La motivazione che mi spinge a scrivere questo breve articolo si fonda su un fatto trasversale rintracciabile nella quotidianità a tutt’oggi ancora evidente. Evidente non significa, almeno a mio avviso, imprescindibile o, parafrasando ipotetici scenari oscuri, senza la cui conoscenza il mondo finisce. No, continueremo a vivere anche senza le prossime delucidazioni. Ma, alcuni forse le troveranno, se non importanti, almeno interessanti ed almeno in qualche caso, potranno sicuramente ritornare utili.
Inizio con la differenza esistente fra quattro figure professionali legate al contesto sanitario (anche se non solo).
Le diverse figure professionali.
Lo Psicologo si è laureato in Psicologia ed è iscritto all’Ordine degli Psicologi dopo il superamento dell’Esame di Stato. Secondo quanto riportato sulla L. 18 febbraio 1989 n. 56, “la professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”
Lo Psicoterapeuta si è laureato in Psicologia o Medicina e Chirurgia e successivamente specializzato in una scuola universitaria o riconosciuta dal M.I.U.R. Si occupa di psicoterapia seguendo il paradigma teorico di riferimento della scuola di specializzazione frequentata. Se medico, può prescrivere farmaci.
Lo Psichiatra è laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Psichiatria, si occupa di disturbi psichici. Può prescrivere farmaci.
Il Neurologo è laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Neurologia, si occupa di patologie interessano gli organi del sistema nervoso centrale o periferico, quindi l’encefalo ed i nervi periferici. Può prescrivere farmaci.
Spero di aver in parte chiarito gli ambiti di intervento. Ora mi dedicherò ad un aspetto che crea sovente confusione tra i non addetti ai lavori; la differenza tra i modelli teorici di riferimento dello psicoterapeuta, elemento che può incidere sulla scelta di quale professionista contattare per chiedere aiuto.
Il consiglio, ma anche aspetto fondamentale nel difficile compito di decidere a quale psicoterapeuta rivolgersi, è la RELAZIONE TERAPEUTICA, ossia “come si sta con lui”; bisogna sentire di stare bene e fidarsi di quella persona, a prescindere dall’inquadramento teorico. Non esiste, a mio avviso, un paradigma migliore degli altri, esiste il giusto psicoterapeuta per quella persona in quel dato periodo della sua vita rispetto quello specifico disagio.
I modelli.
Inizio con una distinzione dei modelli in tre macroaree, che corrispondono all’ordinamento cronologico della nascita delle teorie, per facilitare la comprensione:
- Psicologia dinamica: io, es e super-io governano il funzionamento mentale e lo psicoterapeuta, attraverso l’analisi dialettica, rintraccia e chiarisce al paziente le sue dinamiche inconsce. Pulsioni interne non consapevoli dirigono la persona, esiste quindi un inconscio che regola il comportamento. I primi tre anni di vita sono determinanti per la strutturazione della personalità adulta, è su di essi che verterà parte del lavoro (il passato determina il presente).
- Psicologia comportamentale: si organizza attorno dagli esperimenti sullo stimolo e risposta e sviluppa la concezione per la quale il comportamento degli individui è governato da stimoli esterni; il professionista, tramite tecniche protocollate, modifica gli apprendimenti disadattivi. Esiste una mente, ma è regolata da stimoli esterni.
- Psicologia cognitiva: nasce parallelamente alle scoperte riguardanti l’intelligenza artificiale e, almeno inizialmente, paragona il funzionamento del cervello a quello di un computer (cognitivismo hard). Il professionista cerca di modificare le credenze errate del paziente che portano a comportamenti disadattativi. In questo modello esiste una mente capace di elaborare le informazioni esterne e generare una risposta adattiva; il soggetto è artefice del cambiamento. Si possono studiare i primi anni di vita per capire come funziona oggi la persona (il passato aiuta a comprendere il presente).
Emozioni, parole e corpo.
Detto questo può emergere un’altra domanda: “ma si lavora solo con le parole? E le emozioni? ed il corpo?”. Ogni psicoterapeuta ha un proprio approccio preferenziale rispetto il modo in cui lavora. All’interno del proprio inquadramento teorico c’è chi utilizza prevalentemente il dialogo e chi preferisce un lavoro prettamente corporeo. Il lavoro sulle emozioni viene quasi sempre effettuato ed un bravo terapeuta riesce a sintonizzare la modalità di approcciarsi al paziente in sintonia con esso; colui il quale tende ad usare maggiormente il dialogo di fronte ad un paziente che necessita un lavoro corporeo tende ad usare tecniche e strumenti corporei, e viceversa. Il principio è focalizzarsi sulle necessità del paziente (relazione terapeutica).
La rassegna delle tre macroaree è semplicistica, serve ad inquadrare l’obiettivo; esistono moltissime scuole teoriche che continuamente si evolvono in una complessità di paradigmi che rispecchiano la difficoltà di inquadrare l’oggetto d’indagine. Qui mi fermo perché il discorso diventerebbe teoretico e complicato. Seguirà una rassegna di paradigmi, ognuno dei quali ha punti di forza e di debolezza, ma tutti insieme riescono ad offrire al pubblico più vasto la possibilità di ottenere aiuto dal professionista che risuona meglio con le necessità ed il modo di lavorare. L’imperativo potrebbe essere: cercare la persona giusta all’interno o al di fuori di un modello teorico di riferimento.
“Corsini (1981) annovera 250 approcci psicoterapeutici diversi, ma già nel 1994 tali approcci superavano probabilmente i 400.” (in Psicoterapia. Teorie, tecniche, casi. A cura di Corsini e Wedding Guerini Studio 1996).
Approcci psicoterapeutici.
- Psicoanalisi
- Psicoterapia dinamica
- Psicoanalisi ad orientamento lacaniano
- Psicoterapia Adleriana
- Psicoterapia analitica
- Psicoterapia della Gestalt
- Psicoterapia centrata sull’individuo
- Psicoterapia comportamentale razionale emotiva
- Psicoterapia comportamentale
- Psicoterapia cognitivo-comportamentale
- Psicoterapia cognitiva
- Psicoterapia cognitiva razionalista
- Psicoterapia cognitiva costruttivista
- Psicoterapia esistenziale
- Psicoterapia della realtà
- Psicoterapia multimodale
- Psicoterapia sistemica
- Musicoterapia
- Danzaterapia
- Arteterapia
- Psicoterapia ed ipnosi
- Psicoterapia psicodrammatica
- Analisi transazionale
- Psicoterapia indirizzo bioenergetico
- Ecc
Accanto ai modelli teorici di riferimento, esistono degli strumenti trasversali alle varie scuole e funzionali per determinati scopi terapeutici. Alcuni modelli teorici possono essere definiti essi stessi come strumento per lavorare in situazioni definite; un esempio è lo psicodramma, dove in alcuni frangenti è una tecnica corporea efficace ad alto impatto evocativo, ma è anche un modello psicoterapeutico ben strutturato ed organizzato in corsi di specializzazione.
Di seguito alcuni strumenti utilizzati dalle figure professionali:
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- EMDR
- Ipnosi
- Psicodramma
- Mindfulness
- Neurofeedback
- Terapia sensomotoria
- ACT
- Desensibilizzazione sistematica
- Ecc
Il corpo non importa, ciò che conta è la mente. (Rita Levi-Montalcini, Wikiquote)